Ma cosa non ha funzionato o chi ha voluto ignorare Ceglie?
Repubblica descrive Ceglie "il paese del Buongusto"Sabato, 9 ottobre
Tre ristoranti di Ceglie finiscono in testa alla classifica della "Guida dell'Espresso". Ieri l'edizione pugliese di Repubblica ha dedicato un reportage al paese degli chef realizzato da Gianni Messa. Pubblichiamo di seguito l'articolo dell'inviato.
Ceglie, la capitale del gusto
Anche la controtendenza, qui a Gustolandia, è un’arte da assaporare. Prendiamo per esempio Antonio Amico, l’imprenditore che si è messo in testa di andare a fare affari in Cina: esporterà prodotti agroalimentari. A Ceglie Messapica, dove 1.200 dei 22mila abitanti hanno perso il lavoro negli ultimi tre anni per la crisi del tessile, tre ristoranti sono fra i migliori 20 di Puglia nella “Guida dell’Espresso”: il Fornello da Ricci, la Fontanina e Cibus.
Roba da 50 e passa euro a persona, da immolare per un filetto di puledro al Negroamaro con patata sotto la cenere(Cibus), la crostatina di bietole selvatiche con frullato di pomodori piccanti e il punch caldo di cavolfiore (Fornello da Ricci), il fagottino di verza con grano saraceno, scamorza affumicata e pancetta (La Fontanina).
In questa terra di confine tra Valle d’Itria e Salento, regno dei Messapi che Roma sfiancò dopo mille battaglie, Gustolandia affonda le radici antiche. Basta fare un salto nello studiolo di Michele Ciracì, lo storico del paese, per farsene un’idea. Sfogliando una copia del catasto murattiano di inizio Ottocento. «All'epoca qui c'erano 46 cantine. E tutte preparavano da mangiare». Mica poco, se si pensa che questa non era zona di transito per mercanti e viag-giatori. «Ma i dati nel censimento del 1861 parlano chiaro: in quegli anni Ceglie aveva addirittura più abitanti di Brindisi». Fin qui la storia. La cronaca di oggi, invece, non può prescindere da un'altra gloria locale: il biscotto cegliese. Una prelibatezza, secondo alcuni; una perniciosa bomba calorica, a sentire gli altri. Il barista del Caffè Roma, a due passi da piazza Plebiscito, spiega il perché di quella spaccatura ideologica: un cuore di pasta di mandorla imbevuta di Strega, marmellata di ciliegie e glassa al cacao. Il depositario della ricetta tradizionale era Donato Gallone (del caffè Centrale). Il quale dieci anni fa è passato a miglior vita portandosi dietro il segreto del vero biscotto cegliese. “Che era ben altra cosa” assicura Ciracì. E che nemmeno i figli del de cuius potranno riproporre: la ricetta resterà un tabù anche per loro.
Anche la versione moderna del biscotto ha comunque una sua dignità. Il problema è che può essere mangiato soltanto qui: dopo un paio di giorni il biscotto perde la sua fragranza e si trasforma in una mappazza. Siamo al mordi e fuggi, insomma. Che poi è un altro grande problema di Gustolandia: la gente arriva, divora e va via. E’ inutile cercare ricadute sull’economia locale che esulino dai fatturati dei tanti ristoranti. Che impegnano 200 persone durante la settimana, con punte di 500 nel weekend. Ma è anche vero che molte lavorano in nero. E’ così che è nata l’associazione “Ceglie è…”: un un calderone nel quale racchiudere il meglio dell’offerta gastronomica di Ceglie Messapica. Il presidente è Angelo Ricci, quello del Fornello, e il segretario Francesco Nacci (della Montanina). Che spiega: “Qui la concorrenza ce la facciamo soltanto sulla qualità dei prodotti e dei servizi che offriamo. Per il resto cerchiamo di lavorare assieme per promuovere la nostra immagine». Il segreto dei successi di queste aziende è nel mix fra tradizione familiare e cultura d'impresa: Nacci (che gestisce l'albergo e il ristorante con papà Nicola e mamma Immacolata, alternandosi con loro ai fornelli) ha studiato marketing turistico a Firenze; Antonella Ricci, figlia di Angelo e cuoca del Fornello, è laureata in scienze bancarie e sua sorella Rossella, apprezzata sommelier, è diplomata al conservatorio; Angelo Silibello, detto Lillino, motore immobile del Cibus (in cucina ci sono mamma Giovannina e la sorella Filomena), è un appassionato cultore di musica jazz e di tradizioni gastronomiche nostrane. Va da sé che questo polo artigianale del gusto sia diventato un punto di riferimento anche per l'università: in questi giorni 24 giovani laureati, provenienti da tutta la Puglia, sono a Ceglie per verificare sul campo quello che hanno studiato in un master. Ma allora che cosa non funziona in questo paese? I sindaci. Che da queste parti durano molto meno dei commissari prefettizi: cinque dal 1993 a oggi (il Comune è ancora commissariato). L’unica giunta che è riuscita a resistere è stata quella di Pietro Mita, comunista di Rifondazione, che ha fatto svoltare a sinistra un elettorato prevalentemente di centrodestra. Poi il niente: maggioranze risicate e consiglieri voltagabbana capaci di far cadere una giunta nel giro di una notte.
Qui d’altronde i primi cittadini non hanno mai avuto vita facile. Lo dimostra (con tutta l'enfasi del caso) la lapide che ricorda Ettore Tagliaferro, il sindaco che nel 1922 fu stroncato da una crisi cardiaca in pieno consiglio comunale: “Sulla casa del popolo nel fervido lavoro si spense repentinamente radiosamente per passare quale trionfatore fra un nimbo corrusco di fiori di laudi del popolo benedicente glorificante".
(Gianni Messa, La Repubblica)
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vorrei farvi presente che il dott. Annese ha comprato solo la pinacoteca, il palazzo resta agli Allegretti che non hanno niente a che fare con lui come parentela