domenica 30 novembre 2008

A proposito di Paolo VI

Questa sera e domani sera su Rai1
Il superfluo dei ricchi è proprietà dei Poveri


(Sant'Agostino)

Il 4 dicembre 1964, nel discorso pronunciato a Bombay, Papa Paolo VI dichiarava: "Che le nazioni possano smettere la corsa alle armi e consacrare invece le loro risorse e le loro energie all'assistenza fraterna ai paesi in via di sviluppo. Che ogni nazione possa devolvere anche una parte delle sue spese militari ad un grande fondo mondiale per la risoluzione dei numerosi problemi che si pongono per i tanti diseredati della terra".
Tratto da "La civiltà dei semafori di Raoul Follereau 1969)




Egoismo ed altruismo ( Olio ed acrilici su tela 50/80 di Pino Santoro)
(opera disponibile)

giovedì 27 novembre 2008

Rovistando nel mio passato

In questi giorni, risistemando la mia libreria, ho trovato un fascio di fogli, scritti a mano, contenente mie annotazioni risalenti ad alcuni anni fa.
Ecco un racconto che mi ha particolarmente colpito:

- Parecchi anni fa, mentre,
giovane e spensierato, camminavo per le strade di Ceglie, la mia attenzione fu catturata da una persona che, seduta davanti all'ingresso di una rimessa, si destreggiava con un oggetto tra le mani e un fascio di steli per terra. Quando fui abbastanza vicino, vidi che stava realizzando un panaro. Il signore, che aveva sui sessanta anni, si destreggiava con gli steli intrecciandoli con grande maestria intorno ad un'anima o intelaiatura di rami di ulivo.
Il lavoro era appena agli inizi e preso dalla curiosità mi avvicinai superando la mia normale timidezza. Gli chiesi se potevo guardarlo mentre costruiva il panaro. Lui, molto cordialmente, mi disse che gli faceva piacere se restavo e porgendomi una sedia, mi fece accomodare. Euforico per aver catturato l'attenzione sul suo lavoro, riprese di gran lena a intrecciare gli steli intervallando con delle spiegazioni teoriche il lavoro che eseguiva: "per il fondo vinghje d'alije o sobbacavadd' che crescono sui tronchi di ulivi. Per la parte laterale listelli ricavati dalle canne tagliate longitudinalmente in quattro parti. Le canne devono essere ancora verdi perché sono più elastiche. La chiusura  e il manico del panaro viene realizzata con vinghjie d'alije. Un ritocco col coltello alle punte che fuoriescono dall'intreccio e il capolavoro è bell'è fatto."
Con l'orgoglio di chi ha creato un capolavoro me lo porse per farlo ammirare. Era impeccabile, curato nei minimi particolari. Il mio sguardo si fissò principalmente sull'espressione di soddisfazione dell'autore, che ammirava estasiato la sua creatura.
Improvvisamente nella memoria,  svegliato da un lungo letargo, riaffiorò il ricordo dell'espressione che aveva mio nonno, che, dopo aver realizzato i suoi oggetti,  li faceva ammirare ai familiari presenti e in mancanza di essi, a me che avevo sei anni.
Apparve lucido il ricordo di quando, insieme, andavamo a scegliere le canne, a tagliare i rami di ulivo o le scrasce lunghe fino a tre metri che utilizzava per il fondo dei panari. Mentre lui intrecciava io gli passavo gli steli, poi i listelli di canne e di nuovo gli steli di ulivo.
Tutto questo mi passò per la mente, in pochi istanti, davanti a quel signore. Mi accorsi che conoscevo già la tecnica dei panar,  canestr', spurtedd' ...
Lo salutai, grato per quel momento di intensità emotiva e lui cordialmente mi disse di andarlo a trovare altre volte.
Con grande tristezza feci una considerazione: possibile che nella frenesia della nostra civiltà, che predilige la corsa al consumismo ed appiattisce le differenze culturali, non siamo stati capaci di conservare e tramandare un patrimonio di cui dovremmo essere orgogliosi?
Si va perdendo un artigianato che si potrebbe insegnare a scuola nelle ore di artistica.

L'artigianato oltre che rappresentazione materiale delle radici di un popolo è l'espressione primordiale dell'arte in quanto se pur oggetti con finalità di uso comune, emerge da essi una certa impronta estetica che appaga l'occhio di chi guarda. -

domenica 23 novembre 2008

...ma conosco l'italiano

A tutta la blogsfera cegliese, per rilanciare in meglio e in positivo l'attività di una comunità che, al di là di tutto, rappresenta comunque la vivacità e la voglia di cambiare della nostra città.
"Nell’ultima seduta del Consiglio Comunale, nella quale si è discusso delle manifestazioni per celebrare il Centenario del Manifesto Futurista, nonché del suo esponente Emilio Notte, in maniera trasversale i gruppi consiliari hanno convenuto, visto il loro potere di indirizzo, di chiedere all’Amministrazione Comunale un intervento immediato per valutare la necessità del restauro di alcuni quadri del Maestro Notte, nostro concittadino. Previa la consulenza di un esperto in materia, sicuramente necessitano di un restauro, oltre che di una migliore conservazione, i tre quadri appartenenti all’epoca futurista, ovvero “La popolana”, “L’Allieva” e “Piazza mercato”, datati tra il 1916 e il 1921.
Purtroppo l’Amministrazione Comunale non ha raccolto tale invito, non ritenendo l’iniziativa prioritaria.
Tra dieci giorni scade il bando della Regione Puglia per i finanziamenti alle iniziative culturali (delibera G.R. n.1568/07) che se opportunamente attivati potrebbero rappresentare una occasione per realizzare il restauro delle tele.
Considerata la condivisione dei diversi gruppi consiliari, riteniamo un grave errore lasciar cadere questa possibilità nel vuoto, soprattutto perché i quadri andrebbero restaurati prima della futura allocazione nella nuova Pinacoteca comunale del Castello.
Ci rivolgiamo, quindi, a tutti i blogger cegliesi e agli amici della rete, senza distinzione alcuna, affinché si attivi una sensibilizzazione, una petizione in rete, per sollecitare l’amministrazione a fare propria la volontà consiliare e ad attivarsi per non perdere l'occasione del finanziamento regionale.
Una progettualità concreta per il restauro di alcune opere del Maestro Emilio Notte sarebbe il modo migliore per celebrare il Centenario ed il nostro illustre concittadino.
Nicola Ciracì, Angelo Palmisano, Franco Nigro

Il post precedente dimostra ampiamente che davanti all'Arte cadono gli steccati culturali, religiosi e ideologici.



Cerchiamo di non essere una delle poche eccezioni, ma soprattutto mettiamo da parte, una volta ogni tanto, gli interessi di parte e consideriamo l'Arte per l'Arte. E


"...nessuno si senta escluso..."





martedì 18 novembre 2008

Siamo troppo distanti....

Nella blogosfera cegliese, in molti post e commenti, si spera in un censimento dei trulli nel territorio di Ceglie Messapica ma, una sorda Amministrazione, pensa di abbattere una struttura d'epoca in via Vespucci per dei nobilissimi parcheggi. Sono semplicemente senza parole.
In molte occasioni qualcuno ha lamentato la mancanza da parte mia di prese di posizioni su alcuni problemi.
Scusatemi ma ho deciso un silenzio assordante su Emilio Notte, su Pietro Gatti, sui Cento Scaloni, su un Centro Storico alla deriva, su un Monterrone vittima di scempio... e mi fermo qui perché la lista sarebbe lunga.

Non si può ridurre il bene di una città a bassa politica.

sabato 15 novembre 2008

Torna www.pinosantoro.it

Torna a rivivere il sito d'arte www.pinosantoro.it dopo un periodo di quarantena dovuto ad un'infezione virale diffusa da hacker nullafacenti.
Con l'aiuto di Sidbarrett è stato ripulito e disinfestato ed ora, anche se momentaneamente  in versione più spartana, è disponibile per essere visitato senza problemi.



Il volo dei ricordi (T.M. su tela 40/50 di Pino Santoro)

venerdì 14 novembre 2008

Tra verità e opinioni Eluana attende






Libertà




Libertà non sue


l’uomo vanta.


Alone di memorie


che inesorabile


dissolverà il tempo.


Altri chiamerà in sua vece


roulette della vita.


Nulla è libertà già scritta.


Può la mente carpire verità


o sua dote è l’opinione?


Annaspo ameba


dentro abissi di pensieri.


Da "Proscenio bianco di calce" di Pino Santoro


Verità ed opinioni su internet


giovedì 13 novembre 2008

Poesia



M'inebria pace
se raro in ogni anfratto
dilaga silenzio.
Raggomitolate albe
dipano settembrine
quando sole frantumava
residui di cobalto
e fichi d'india attendevano
freschi di rugiada.
 
Riposi rossi di oleandro
filtrano da fessure del passato.


Pino Santoro

sabato 8 novembre 2008

Poesie




Pipa di creta


 


Tra solchi di terra


guerre giocavo


di speranze fresco germoglio.


A sera tra volute


di pipa di creta,


accanto a profumo


di grano vigliato,


inglobavo meraviglie


e pagine di saggezza antica.



Albero provato


da tempesta della storia.


Non se ne parla mai abbastanza


lasciate_che_i_fanciulli

Lasciate che i fanciulli vengano a me (T.M. su tela 50/60 di Pino Santoro)


La pedofilia è un cancro della società.


"Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali! E' inevitabile che avvengano scandali, ma guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!"

(Matteo 18,6.7)




giovedì 6 novembre 2008

Promuoviamo le 3 E


Energia Efficienza Economia


Storia della luce: seconda parte

I primi scienziati della luce
















    Cesare Silvi   

 Storia della luceIl XVI secolo segna il risveglio dell'interesse per l'ottica e con esso si moltiplicano i tentativi di decifrare la natura intima della luce al di là della sua parte "visibile". Leonardo, Galileo, Newton e Huygens sono i primi grandi scienziati che vi contribuiscono.
Nella prima puntata di questa rubrica avevamo raccontato di una lettera del 1614 nella quale Galileo esponeva alcune sue intuizioni circa l'immensità dell'energia della luce del sole. Si tratta di una delle tante testimonianze lasciateci dai grandi scienziati dei secoli XVI e XVII sui tentativi di capire la natura della luce in tutte le sue numerose manifestazioni; nella visione dell'occhio, nell'arte, nell'illuminazione naturale e artificiale, nell'osservazione con strumenti ottici via via sempre più sofisticati e nelle osservazioni astronomiche da questi rese possibili. A noi, per la storia che stiamo raccontando sulla tecnologia fotovoltaica, interessano in particolare le intuizioni e i tentativi mirati a decifrare e descrivere la luce che, a quel tempo, nessuno sapeva cosa realmente fosse.
All'inizio del XVI secolo, alcuni grandi scienziati del Rinascimento come Leonardo da Vinci, riscoprirono l'interesse per l'ottica, vale a dire per lo studio della luce e dell'interazione tra luce e materia, esplorandone la sua natura con ardite intuizioni e fabbricando vari dispositivi per manipolarla. Leonardo fu forse il primo ad intuire l'esistenza di componenti non visibili della luce e a ipotizzarne la sua natura ondulatoria, arrivando perfino a pensare che i corpi emanassero allo stesso modo onde luminose, termiche e magnetiche. Questa intuizione di Leonardo pare ebbe origine dall'osservazione della natura, in particolare, del vento "che si muove come un'onda nel grano, un'onda che sembra viaggiare attraverso il campo senza che le spighe si stacchino dal suolo". All'inizio del XVI secolo le conoscenze di Leonardo sulla luce andavano ben al di là del sapere comune. Spaziavano dalla composizione dei colori nella pittura, alla fisiologia dell'occhio; dal funzionamento della camera oscura, ai dispositivi per l'illuminazione artificiale. Alcuni pensano che molte conoscenze di Leonardo si diffusero con difficoltà tra i contemporanei anche per una sua presunta preoccupazione di mantenere la segretezza sulle sue scoperte e sui suoi progetti. Tanto per fare un esempio; quando intorno al 1515 cominciò a costruire un enorme specchio parabolico per produrre calore utile nell'industria e per scaldare l'acqua, pare che, al fine di mantenere il segreto, diede a questo suo progetto il fuorviante nome di "Prospettiva".

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mercoledì 5 novembre 2008

Che divertimento!!!

Gli hacker hanno attaccato e affondato il sito www.pinosantoro.it
Spero di recuperarlo il più presto possibile.

martedì 4 novembre 2008

Il prete che viveva con sorella povertà

Spesso per incontrare persone straordinarie basta guardarsi  semplicemente intorno.
Don Gianfranco mi ha dato l'occasione per approfondire la conoscenza di un nostro concittadino, un prete che aveva appieno compreso e adottato  l'insegnamento di San Francesco vivendo con sorella povertà.
Non è stato necessario andare lontano alla ricerca di testimonianze su di lui. Mio padre lo conobbe personalmente e da ragazzino ascoltavo i suoi racconti. Molti di essi sono una conferma di quello che viene riportato da "Uno sguardo su Ceglie"
Veniva  spesso alla  chiesa di Natalicchio a pochi passi dal terreno di mio nonno,  per cui si conoscevano bene ed era nata una stima e una venerazione verso questo prete che viveva umile tra gli umili.
Girava infaticabile per le contrade, non solo di Ceglie, incurante delle condizioni atmosferiche. Spesso, in piena estate, esausto per la calura estiva, assalito dall'arsura, passando vicino ad un albero di fichi, ne coglieva uno per ristorarsi. Subito dopo lasciava la strada, per recarsi all'abitazione di mio nonno per avvisarlo dell'appropriazione indebita:
Don Pietro: "Nunnu Piè vite ca m'agghje fatte na fiche da l'areve".
Mio nonno: "Don Piè a vinut fin'aqquà pi na fiche? Ca fatte tutte quide ca uè. Scià mu ti ni ccogghje nu panare i tu puert."
Don Pietro: None, none, bast iun' pi mi luà a secch.
Mio nonno: Uè mang cu nnu? Mu priparam' nu muccon'.
Don Pietro: Na vi pigghiate fastidje,  me baste na fedde de pane cu na cipodde, accussì m'a ditte a Madonne.
Altre volte chiedeva semplicemente  "na padduttecchje de fave" o pane e fichi.
Ricevuto il dono ringraziava per la generosità e si rifocillava, mai sedendosi su sedie o "vangh" ma sui sassi.
La sera c'era l'usanza della recita del rosario e per l'occasione si riunivano alcune famiglie del vicinato. Capitava sovente che l'infaticabile prete si trovasse a passare. I presenti sospendevano la recita per accoglierlo e lui:  "No, no vi prego continuate non interrompete il Rosario, fate come se non ci fossi".  E se poteva si fermava volentieri a parteciparvi con grande umiltà.