Le prime fonti che parlano di tarantella risalgono, secondo le conoscenze attuali, al XVII sec. e sono fonti musicali legate alla cura del morso della tarantola; ben più antiche sono le trattazioni mediche sul fenomeno epidemico e terapeutico. Ma per risalire a chiare citazioni del ballo riconosciuto col nome di tarantella, e riconducibile a forme simili alle attuali, bisogna spostarsi più avanti nel XVIII sec. Con la diffusione del Cristianesimo e di conseguenza l’aumentato potere temporale della Chiesa ci fu un sistematico abbattimento dei riti pagani, pianificato e portato avanti nel Medioevo dai grandi Maestri della Chiesa. Accadde, quindi, che le abitudini popolari, sempre dure a morire, specie se ancestrali, si incanalarono in un nuovo fenomeno: il tarantismo. Il tarantismo restava una sintesi fra danza orgiastica e musica concepita a fini terapeutici. In realtà, la danza conservava gli aspetti originari, equivoci, ma, poiché non era ufficialmente finalizzata al culto di Dioniso, diventava in qualche modo compatibile con le Istituzioni medievali, civili e religiose. Il diffondersi delle idee illuministiche in tutta Europa emarginò a cominciare dalle grandi città, superstizioni, magie e comportamenti ad esse ispirati. Il tarantismo, quindi, come una manifestazione superstiziosa fu relegata a Napoli, nel XVII secolo, tra i ceti più bassi e poveri della società. Più che la forza della religione, che pure condannava e puniva le danze oscene, fu la forza della ragione che emarginò e decretò la fine di tutta la cultura legata ai morsi della tarantola e ai suoi rimedi. La prestigiosa scuola medica napoletana dimostrò l'inconsistenza delle pretese guaritrici del tarantismo, facendo subito breccia nelle classi medio-alte, e confinando di fatto le vecchie pratiche ai livelli più bassi della stratificazione sociale e della civiltà rurale. In un diverso contesto culturale, il tarantismo si trasformava in tarantella. La tarantella assumeva le vesti di una danza nuova: conservava il tema tarant e la prerogativa di danza popolare, ma si apriva ai gusti e alle aspettative delle classi medie e medio-alte. Nella realtà, il processo di trasformazione in danza 'compatibile' fu molto lungo. Trascorse molto tempo prima che venisse accettata nelle forme più raffinate con le quali è giunta fino a noi. Negli strati più popolari continuava, pur dietro la nuova etichetta della tarantella, a sopravvivere la vecchia maniera del tarantismo e dei rituali dionisiaci. Il livello di erotismo rimase altissimo nelle varie figure del ballo, anche quando esso fu inserito nelle manifestazioni di devozione all'interno della festa della Madonna dell'Arco. Continuava a coesistere una doppia versione di tarantella: quella orgiastica, presentata perfino come spettacolo negli ambienti della prostituzione e quella ingentilita e arricchita, non solo nei contenuti, ma anche esteticamente e musicalmente.
Leggi prima parte
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RispondiEliminasperiamo che questo ragnetto non me lo sogno: Domani leggo tutto adesso sono troppo stanca.Buona notte a tutti
Interessante post, per leggerlo ho fatto copia incolla, l'ho riportato sul blocco notes, lo schermo da te mi si spostava e si vede che il ragnetto ...anche questa signorina balla cosa on lo so.
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