Pittore,
scultore e grafico, collocato recentemente, dalla critica
nazionale, tra gli eredi di De Chirico in occasione di una mostra
antologica del grande Artista metafisico del ‘900 ad Arona (NO).
D. Cos’è l’arte per Pino
Santoro?
R. L’arte è il punto
d’incontro tra il mondo razionale e una dimensione intimamente
cercata, metarazionale. Essa è un’indefinita esigenza interiore
che realizza il bisogno di esteriorizzarsi e di concretizzarsi nella
materia.
D. Non è possibile quindi
definirla con precisione?
R. Appunto perché l’arte è
indefinita esigenza interiore il suo concetto (non la sua essenza) è
un’insieme di opinioni individuali, che tentando di accomunarsi e
fondersi in un’opinione generale, vivono un rapporto di attrito
molto instabile. E’ facile quindi muovere delle critiche alle
poetiche dei singoli artisti, poiché l’opinione è per sua natura
discutibile.
D. Qual è il tuo rapporto con l’arte?
R. Il mio rapporto con l’arte
non si basa su false illusioni di facili successi (anche se i
successi non mancano). Il mio è desiderio di comunicare mediante ciò
che è più consono alle mie inclinazioni caratteriali che mi portano
ad un rapporto preferenziale con l’immagine più che con la parola.
Con l’arte si realizza la necessità di riappropriarmi di un ruolo
nel tessuto sociale più vicino alle mie esigenze interiori.
D. E’ una forma di liberazione,
quindi più che ricerca di successo?
R. L’arte, nella mia
personale esperienza, possiede doti catartiche in una società che
sottende all’omologazione degli individui e all’annullamento di
creatività che non siano asservite a poteri costituiti o a leggi
economiche. Il contatto con l’arte apre una via d’uscita
intellettuale dall’angustia opprimente della dura routine, verso
un’atmosfera di pensiero più libero. In quanto al desiderio di
successo è secondo al desiderio creativo. Sono d’accordo con
quanto afferma Eschilo nelle Eumenidi: ”Le glorie degli uomini
anche se molto auguste sotto l’etere stanno, si disperdono su
questa terra senza essere potenza”.
E’ una grande
lezione di vita.
D. Quale ruolo può avere l’arte nella nostra
società?
R. L’arte, come la cultura,
ha un ruolo fondamentale nella crescita morale e civile di una
società. Dove manca l’interesse per essa e per le sue varie
espressioni, subentra un decadimento dell’individuo e un
arretramento nell’evoluzione sociale. Riccardo Muti ammonisce: “Un
paese è politicamente e moralmente in crisi quando è in crisi
l’Arte.” C’è di che pensarci su. L’arte è contro la
violenza, contro la spinta prometeica a manipolare la natura.
L’attuale impostazione tecnico-scientifica della nostra società
respinge il mito e il sogno ed è responsabile della
desacralizzazzione dell’esistenza, della robotizzazione dell’uomo
e della vita, in cui non vi è più spazio per la riflessione sui
valori essenziali, sul Bene, sul Male, sulle ragioni profonde del
nostro esistere, temi che accomunano gente di ogni Credo politico,
religioso e sociale.
D. Quale contributo può dare
nella nostra società l’arte?
R. Può
sicuramente contribuire a dare valori positivi, anche se solo
gocce, in un mare di valori positivi di cui la società ha bisogno.
Disvalori che portano a violenze isolate o di gruppo, maltrattamenti
sui minori, guerre sopraffazioni, sono una prova evidente di un
fallimento della scala di valori utilizzata e riporta indietro la
evoluzione della specie. L’alternativa starebbe nel creare una
scala di valori diversa da quella attuale. Visione utopica della
realtà? Forse sì, ma sarebbe ancora peggio non crederci e
rassegnarsi all’evidenza.