L'artista Pino Santoro intervistato da L'Idea di New York
Lunedì, 9 maggio 2005
1. Maestro Santoro, da quanti anni si è dedicato alla pittura?
Ho sempre avuto un rapporto preferenziale con l’immagine rispetto alla parola. Ho vissuto la mia infanzia, negli anni ’50, in un mondo contadino ancora tradizionale ed ho assorbito i colori forti e violenti dei paesaggi della nostra Puglia, degli straordinari tramonti dietro il verde dei secolari ulivi, dei bianchi accecanti di casolari dipinti di calce sferzati dal sole, del giallo oro del grano, del rosso dei papaveri, del nero delle notti illuminate soltanto dal cielo stellato o dalla luna. E’ stato naturale per me trasferirne le emozioni sulla tela. Negli anni ’70 ho sentito il bisogno di non tenere per me tali sensazioni, ma di comunicarle agli altri, ed ho cominciato a proporre le mie opere ad un pubblico che, con mio grande piacere, è diventato sempre più interessato e partecipe.
2. Potrebbe spiegare quali sono state le più rilevanti evoluzioni stilistiche che ha avuto la sua arte?
Come ho detto in precedenza, ho uno stretto rapporto con l’immagine. Inizialmente, quindi, ho sentito la necessità di trasferire sulla tela la bellezza dei nostri paesaggi e la poesia della realtà contadina. La mia fase iniziale è cominciata con il Realismo fino a sfociare nell’esasperazione tecnica e nella resa fotografica dell’Iperrealismo. In una successiva evoluzione, dopo un periodo di pausa e di decantazione, lontano dalla pittura, di circa cinque anni, ho sentito l’esigenza di una ricerca orientata verso il trascendente e il suo rapporto con l’immanente, realizzando quindi, quel bisogno, che accomuna tutti gli uomini, di spiritualità e di ricerca interiore, approdando al Metafisico che mi ha dato, a livello internazionale, molti consensi, tra i quali il recente riconoscimento di “Erede di De Chirico”.
3. Lei s'identifica con lo stile "metafisico"? Potrebbe approfondire tale definizione per i nostri lettori?
La Metafisica, per sua stessa definizione, rappresenta tutto quello che è al di la della realtà fisica e del percepibile. Sono un convinto assertore dell’idea che l’arte è il punto d’incontro tra il mondo razionale ed una dimensione interiore, metarazionale. L’arte può essere, al pari della filosofia, un mezzo di ricerca del punto di fusione e di equilibrio dei grandi e spesso inconciliabili dualismi che ispirano l’attività umana. Immanente e trascendente, dilemma irrisolto, antico quanto l’uomo, è uno dei temi che non mi rassegno a lasciare senza risposta e penso che l’arte possa dare il suo contributo alla soluzione del grande quesito. Questi concetti, appunto, sono rintracciabili in quella corrente artistica che si identifica con il “Metafisico”. Questo, però, non mi conduce a ricerche filosofiche sterili, lontane dalla realtà. Tramite essa cerco di dare un contributo sociale positivo, denunciando le devianze a cui ci porta una società estremamente materialista e tecnologica, senza il supporto di un codice etico che segni i limiti oltre il quale ci rendiamo simili agli animali.
4. La sua opera "evoluzione orizzontale" mi ha colpito per l'efficacia nel rappresentare quella che parrebbe l'inevitabilità della metamorfosi evolutiva dell'essere umano da protoscimmia a robot. Il tutto riporta ad Asimov ed anche un poco ad H.G. Wells. Che cosa l'ha stimolato a dipingere questo magnifico quadro? (approfondisci la spiegazione sul contenuto delle immagini, se vuoi)
Questa opera potrebbe sembrare estremamente pessimista riguardo al futuro dell’umanità se non è inserita nel suo giusto contesto. Penso che l’uomo abbia tutti i requisiti per difendersi se è a rischio la sua sopravvivenza e lo dimostra quando si mobilita contro le catastrofi naturali (ne abbiamo avuto l’esempio, di recente, nel disastro per il maremoto nel sud-est asiatico). Il quadro invece vuole essere solo una provocazione, una scossa nel tentativo di invertire una rotta che porta allo svilimento di una parte importante della natura umana. Per “Evoluzione Orizzontale” intendo che la nostra civiltà ci sta portando a delle scelte che sacrificano la parte meno visibile, ma non per questo meno importante, della natura umana che ci fa desiderare una ricerca spirituale, verticale, a favore di una ricerca materiale e che io definisco orizzontale. Non dobbiamo essere attaccati ad un esasperato materialismo, classificando banale tutto il resto, abbiamo disimparato a guardare verso l’alto. Ci vergogniamo di rimanere estasiati davanti a bellissimi tramonti, a cieli stellati, di stupirci per una coinvolgente poesia, di guardarci dentro. Abbiamo impiegato milioni di anni di evoluzione per acquisire queste facoltà che sono il sale della vita e la rendono bella da vivere. Il quadro è un invito a non superare quella barriera oltre la quale non ci potrebbe essere più possibile un ritorno e che ci renderebbe simili a un robot o addirittura essere sostituiti da esso.
5. Quali progetti artistici ha per il futuro?
Penso che il miglior modo di vivere l’arte è quello di non considerarlo mai un lavoro. Per me è stato sempre un hobby, una passione che mi ha già dato moltissimo. L’attuale genere stimola ancora la mia vena artistica ma non trascuro altre vie. Da alcuni anni ho acquisito la straordinaria e versatile tecnica della “Computer Art” realizzando con essa collaborazioni con case editrici e manifesti per svariati programmi di associazioni culturali ed Amministrazioni Comunali. Ultimamente mi sono concesso qualche escursione nell’”Informale”, sia con opere pittoriche che con sculture in pietra e in legno. L’arte per sua natura non è mai statica ma in continua evoluzione.
6.Lei scrive anche poesie ed ha pubblicato due volumi. Quanta importanza ha la poesia nella sua vita? Quanto ha influenzato l'arte e viceversa?
Scrivo poesie già da moltissimi anni ma mi sono deciso da poco a pubblicarle. Il mio primo libro infatti è stato realizzato soltanto cinque anni fa. Poesia e pittura per me sono due facce della stessa medaglia. Sono due modi diversi di creare e dare le stesse emozioni; la pittura realizza immagini per mezzo dei colori, la poesia le realizza con la parola. Spesso, nelle mie composizioni, pittura e poesia si intersecano in quanto per alcune mie opere grafiche utilizzo le tematiche di liriche da me stesso realizzate.
7. Ha progetti letterari in corso o nel prossimo futuro?
Il mio secondo libro “Rossi di Oleandro” recensito dal poeta Vincenzo Gasparro, è molto recente in quanto è stato pubblicato nel dicembre del 2004, quindi per ora mi concedo una breve pausa. Ho già in mente però di approfondire (sono già a buon punto) una ricerca sulle tradizioni musicali del mondo contadino della Puglia, e del Salento. Oltre alla pittura e alla poesia ho sempre coltivato una terzo interesse, quello della musica, ed ho fatto parte di gruppi musicali come percussionista. Il mio obiettivo è quello di realizzare una documentazione sulla musica salentina, e sulla tarantella in particolare, il simbolo per eccellenza del nostro territorio.
Manifesto della mostra di pittura nei locali Ex Ferrovia (Amministrazione Pietro Magno)
Mi sorprendi sempre più ;-))
RispondiEliminaPoco fa sono intervenuto su ahiceglie per congratularmi per la brevità del commento su D'Amone. Passato di qua, mi sono all'inizio spaventato per la lunga intervista, da te presentata, ma smentendo quanto di là dichiarato, l'ho letta tutta e mi è piaciuta.
RispondiEliminaTuttavia nel commentarla, vorrei ritornare al mio primo concetto, quello della sinteticità.
Mi ha colpito il confronto che fai tra pittura e poesie. Ieri sera alla presentazione del libro di D'Amone è stato ricordato il detto:
"la pittura è la poesia muta;
la poesia è la pittura parlante".
Però ieri sera avresti dovuto esserci, perchè la conversazione e la declamazione dei versi sono stati interessanti anche se la prima è stata condotta ad un certo livello.
Per me l'arte minore, la grande arte sono sorelle. La musica, la poesia, la pittura, sono anelli della stessa catena. Gli interessi, la politica, non centrano nulla, anzi deviano il corso naturale delle arti, tagliando le ali a chi merita.
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