Un tempo la tavola dei poveri.
Nobilitata dal valore, riconosciuto alla dieta mediterranea dai maggiori dietologi mondiali, diventa pomo di discordia di (in)comprensibili giochi politici.
martedì 28 settembre 2010
La tavola del contadino
venerdì 24 settembre 2010
A proposito di Ospedale
Una collaborazione tra pubblico e privato potrebbe salvare il nostro Ospedale
in ogni caso
L'Ospedale di Ceglie non si tocca!!!
Il Circolo "Peppino Impastato" di Ceglie Messapica avrà il proprio delegato al primo Congresso Nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà.
mercoledì 22 settembre 2010
Povera terra di gastronomia...
...con capitale straniera
A nnu rumane pane, pummudore i nnu rizzule de miere i cci ni vè bbuene pure do fiche pi nni dulcesce a vocche
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domenica 19 settembre 2010
Ritorno al passato?
Ecco una mia lettera aperta scritta nel 2003 al sindaco di allora Mario Annese e pubblicata su "l'Idea on line"
In queste ore un artista cegliese, il pittore e scultore Pino Santoro, ha inviato una lettera aperta al sindaco Mario Annese dai toni struggenti e giusti. La proponiamo integralmente.
Eutanasia di un ospedale, si chiudono cinque secoli di storia
"Siamo tanti i cegliesi che non accettiamo la chiusura dell’Ospedale sacrificato dal Piano di riordino ospedaliero. Ci è stato detto che questo è necessario per migliorare la qualità dei servizi e ridurre i costi. In pratica è stato un freddo calcolo di pianificazione economica che favorisce le strutture private, aumenta i disagi in quelle pubbliche per diminuire i costi della Sanità.
Mi viene a questo punto in mente una cinica battuta del Presidente del Consiglio Berlusconi, in un’intervista in occasione di uno sciopero: “ Se gli operai e i sindacati mi dimostrano che lo sciopero fa aumentare il P.I.L. noi ci adegueremo”. E’ deprimente constatare che noi siamo considerati P.I.L. e costi. Dove mettiamo la dignità e il diritto a un lavoro più umano e, nel nostro caso, alla salute di diversi ammalati, le garantisco, già rifiutati da alcuni ospedali, per mancanza di posti. Dov’è a questo punto il superfluo dell’ospedale di Ceglie e il tanto sbandierato miglioramento dei servizi? Una struttura pubblica deve guardare alla qualità dei servizi offerti non al profitto.
Voglio anche sforzarmi di comprendere la necessità del piano Fitto, ma quello che non accetterò mai è perché tocca sempre a Ceglie sacrificarsi e subire i disagi dei tagli in qualsiasi settore. Sembriamo condannati a non aver mai diritto a nulla: uffici pubblici, servizi scarsi o inesistenti (ultimo in ordine l’ufficio ticket), persino i beni culturali ed artistici, di cui abbondiamo, sembrano dei fantasmi inafferrabili (il Castello può essere un emblema per una lunga lista).
Vorrei che i nostri amministratori fossero più orgogliosi di essere cegliesi ed avessero più convinzione nel valorizzare e difendere Ceglie, da qualunque schieramento essi provengano.
Negli anni passati, per la costruzione dell’Ospedale, una scelta infelice di luogo ci privò di un autentico gioiello del passato (il Convento dei Cappuccini). Non parlo da inguaribile, romantico sognatore, amante dell’Arte; quel sito oggi sarebbe una straordinaria miniera turistica. Con quella scelta i Cegliesi diventarono più poveri di un bene culturale ed artistico irripetibile. Oggi un’altra scelta infelice ci rende più poveri di un bene sociale ed umano. Il Convento dei Cappuccini, non esiste volontà che possa restituircelo, l’Ospedale invece è là; basta solo la buona volontà e più amore per la nostra Ceglie per ridarcelo.
Pino Santoro
L'ospedale di Ceglie Messapica NON SI TOCCA!!!
E c'è chi vorrebbe accusare i cegliesi di campanilismo accontentandosi di qualche fumoso "se".
martedì 14 settembre 2010
Eravamo nel lontano 2004
Ma cosa non ha funzionato o chi ha voluto ignorare Ceglie?
Repubblica descrive Ceglie "il paese del Buongusto"
Sabato, 9 ottobre
Tre ristoranti di Ceglie finiscono in testa alla classifica della "Guida dell'Espresso". Ieri l'edizione pugliese di Repubblica ha dedicato un reportage al paese degli chef realizzato da Gianni Messa. Pubblichiamo di seguito l'articolo dell'inviato.
Ceglie, la capitale del gusto
Anche la controtendenza, qui a Gustolandia, è un’arte da assaporare. Prendiamo per esempio Antonio Amico, l’imprenditore che si è messo in testa di andare a fare affari in Cina: esporterà prodotti agroalimentari. A Ceglie Messapica, dove 1.200 dei 22mila abitanti hanno perso il lavoro negli ultimi tre anni per la crisi del tessile, tre ristoranti sono fra i migliori 20 di Puglia nella “Guida dell’Espresso”: il Fornello da Ricci, la Fontanina e Cibus.
Roba da 50 e passa euro a persona, da immolare per un filetto di puledro al Negroamaro con patata sotto la cenere(Cibus), la crostatina di bietole selvatiche con frullato di pomodori piccanti e il punch caldo di cavolfiore (Fornello da Ricci), il fagottino di verza con grano saraceno, scamorza affumicata e pancetta (La Fontanina).
In questa terra di confine tra Valle d’Itria e Salento, regno dei Messapi che Roma sfiancò dopo mille battaglie, Gustolandia affonda le radici antiche. Basta fare un salto nello studiolo di Michele Ciracì, lo storico del paese, per farsene un’idea. Sfogliando una copia del catasto murattiano di inizio Ottocento. «All'epoca qui c'erano 46 cantine. E tutte preparavano da mangiare». Mica poco, se si pensa che questa non era zona di transito per mercanti e viag-giatori. «Ma i dati nel censimento del 1861 parlano chiaro: in quegli anni Ceglie aveva addirittura più abitanti di Brindisi». Fin qui la storia. La cronaca di oggi, invece, non può prescindere da un'altra gloria locale: il biscotto cegliese. Una prelibatezza, secondo alcuni; una perniciosa bomba calorica, a sentire gli altri. Il barista del Caffè Roma, a due passi da piazza Plebiscito, spiega il perché di quella spaccatura ideologica: un cuore di pasta di mandorla imbevuta di Strega, marmellata di ciliegie e glassa al cacao. Il depositario della ricetta tradizionale era Donato Gallone (del caffè Centrale). Il quale dieci anni fa è passato a miglior vita portandosi dietro il segreto del vero biscotto cegliese. “Che era ben altra cosa” assicura Ciracì. E che nemmeno i figli del de cuius potranno riproporre: la ricetta resterà un tabù anche per loro.
Anche la versione moderna del biscotto ha comunque una sua dignità. Il problema è che può essere mangiato soltanto qui: dopo un paio di giorni il biscotto perde la sua fragranza e si trasforma in una mappazza. Siamo al mordi e fuggi, insomma. Che poi è un altro grande problema di Gustolandia: la gente arriva, divora e va via. E’ inutile cercare ricadute sull’economia locale che esulino dai fatturati dei tanti ristoranti. Che impegnano 200 persone durante la settimana, con punte di 500 nel weekend. Ma è anche vero che molte lavorano in nero. E’ così che è nata l’associazione “Ceglie è…”: un un calderone nel quale racchiudere il meglio dell’offerta gastronomica di Ceglie Messapica. Il presidente è Angelo Ricci, quello del Fornello, e il segretario Francesco Nacci (della Montanina). Che spiega: “Qui la concorrenza ce la facciamo soltanto sulla qualità dei prodotti e dei servizi che offriamo. Per il resto cerchiamo di lavorare assieme per promuovere la nostra immagine». Il segreto dei successi di queste aziende è nel mix fra tradizione familiare e cultura d'impresa: Nacci (che gestisce l'albergo e il ristorante con papà Nicola e mamma Immacolata, alternandosi con loro ai fornelli) ha studiato marketing turistico a Firenze; Antonella Ricci, figlia di Angelo e cuoca del Fornello, è laureata in scienze bancarie e sua sorella Rossella, apprezzata sommelier, è diplomata al conservatorio; Angelo Silibello, detto Lillino, motore immobile del Cibus (in cucina ci sono mamma Giovannina e la sorella Filomena), è un appassionato cultore di musica jazz e di tradizioni gastronomiche nostrane. Va da sé che questo polo artigianale del gusto sia diventato un punto di riferimento anche per l'università: in questi giorni 24 giovani laureati, provenienti da tutta la Puglia, sono a Ceglie per verificare sul campo quello che hanno studiato in un master. Ma allora che cosa non funziona in questo paese? I sindaci. Che da queste parti durano molto meno dei commissari prefettizi: cinque dal 1993 a oggi (il Comune è ancora commissariato). L’unica giunta che è riuscita a resistere è stata quella di Pietro Mita, comunista di Rifondazione, che ha fatto svoltare a sinistra un elettorato prevalentemente di centrodestra. Poi il niente: maggioranze risicate e consiglieri voltagabbana capaci di far cadere una giunta nel giro di una notte.
Qui d’altronde i primi cittadini non hanno mai avuto vita facile. Lo dimostra (con tutta l'enfasi del caso) la lapide che ricorda Ettore Tagliaferro, il sindaco che nel 1922 fu stroncato da una crisi cardiaca in pieno consiglio comunale: “Sulla casa del popolo nel fervido lavoro si spense repentinamente radiosamente per passare quale trionfatore fra un nimbo corrusco di fiori di laudi del popolo benedicente glorificante".
(Gianni Messa, La Repubblica)
venerdì 10 settembre 2010
Quando i colori sono un optional
Un cinico gioco quello a cui assistiamo in questi giorni a danno di cittadini, che loro malgrado, si trovano incastrati negli ingranaggi di strane (per i non addetti ai lavori) manovre politiche.
Il fiore all'occhiello della sanità brindisina, dopo un lento ed inesorabile smantellamento, si trova, in un decennio, ad essere di troppo secondo una logica che considera secondario un bacino di utenza di 50.000 persone.
Secondo la stessa logica diventa di eccellenza perfino un ospedale costruito nei pressi di scarichi fognari di un grande paese e di conseguenza con poche garanzie igieniche.
Diventa eccellenza un ospedale dove le ambulanze, per raggiungerlo, spesso sono costrette ad attedere davanti al passaggio a livello chiuso, per decine di minuti preziosi che passi il treno, poiché quella assurda logica non ha previsto un ponte.
Sempre la stessa logica, fa meritare leadership culinarie anche a chi non ha grandi tradizioni in tal senso.
E le stelle stanno a guardare era il titolo di un noto film, ma anche le stelle qualche volta possono incazzarsi (lasciatemi passare il termine) per il fiume di m....a che passa sotto di loro.
Perché è sempre la stessa logica che considera la meritocrazia carta straccia, il nepotismo e il clientelismo metro irrinunciabile. La stessa cinica logica che predilige il bacino di consensi a quello di utenza.
E i cegliesi sono davvero stanchi di vedersi scippare continuamente i loro sacrosanti diritti.
Non voglio spiegare qui tutte le documentate ragioni che ci sono per non chiudere il nostro ospedale perché in questi giorni se ne parlerà ampiamente su vari giornali e blog.
Voglio solo dire che un taglio di spesa sanitaria che dovrebbe essere equamente ripartito tra le varie strutture della provincia di Brindisi non può concentrarsi soltanto su Ceglie e Cisternino, mentre a Fasano si dovrebbe incrementarla con reparti ex novo, con evidenti e consistenti aggravi di spesa.
Ma ci prendiamo davvero per i fondelli?
A questo punto diventa anacronistica una cieca sudditanza politica di fronte al rischio di perdere un bene prezioso come quello del diritto alla salute.
I colori di appartenenza si possono anche fondere quando lo scopo è comune e non ci sono giochi nascosti, e possono dare origine ad un orgoglio cegliese che sonnecchia da troppo tempo.
Foto dell'assemblea allargata tenutasi nella sede di Sel
giovedì 9 settembre 2010
Vicini ai bisogni reali della gente
Aperta la nuova sede di Sel a Ceglie Messapica che da Corso Garibaldi si è trasferita in Piazza Plebiscito.
Partenza alla grande, con un incontro aperto al pubblico, sul tema scottante della chiusura dell'ospedale. Il direttore sanitario Antonio Valente illustrerà i motivi per cui il nostro ospedale non dovrebbe essere destinato alla chiusura.
Appuntamento per domani sera ore 17,00.
Pierangelo Mita Approfitto di questo spazio per invitare tutta la comunità cegliese, nessuno escluso,domani sera alle ore 17.00 presso il circolo di Sinistra Ecologia e Libertà (accanto al Cafè Agorà-Piazza Plebiscito) dove si terrà un assemblea allargata per discutere sulla condizione generale della sanità pugliese e in particolare su...lle sorti del nostro amato ospedale. Sarà presente un personale medico autorevole e qualificato pronto a chiarire gli aspetti tecnici di questo presunto e spietato piano di rientro che vedrebbe chiusa una struttura di rilevante importanza come la nostra, da sempre considerata il fiore all'occhiello della sanità brindisina. L'obbiettivo è quello di fare informazione...per poi pianificare insieme a voi un efficace piano di azione!!! L'ospedale non è ne di destra ne di sinistra...
Chiusura ospedale di Ceglie, un documento di Sel: “E’ una scelta illogica”
sabato 4 settembre 2010
Panem et circenses
La strada di Ceglie verso il futuro più che di percorsi regolari sembra fatta di montagne russe, o, se vogliamo cambiare metafora, passa dalle stelle alle stalle. Il risveglio è davvero amaro dopo un'estate che ci ha illusi di avanzamenti di posizione nella scala del benessere sociale, animata com'era, da tantissimi turisti e ospiti di alto livello che hanno riempito le serate dell'estate cegliese. Purtroppo era solo un "sogno di una notte di mezza estate". Momentaneamente ci hanno distratto da una realtà davvero ingrata per una comunità che non merita di essere maltrattata fino a questo punto.
La gloria di una serata con Billy Cobham non può compensare la perdita del titolo di capitale della gastronomia, che passa in altre mani già colme o far andar giù la pillola della chiusura dell'ospedale che ingrosserà le fila di poveri e disperati emigranti, bisognosi di salute e lontani dalle possibilità di comode cliniche private. Sicuramente è più piacevole esibirsi, per le strade del "paesino" con le auto blu, veleggiando alti e distanti dai bisogni reali della gente che difendere a denti stretti quello che rimane ai propri rappresentati. Non bisogna meravigliarsi se poi i rappresentanti istituzionali non benvoluti ed apprezzati dagi elettori, esasperati dalla mancanza di considerazione, vengono costretti periodicamente a forzate pause di riflessione. Di solito, purtroppo, non servono a nulla in termini di maggiore impegno altruistico verso la comunità rappresentata.
Il benessere della società si misura anche in base ai servizi di cui può fruire, non solo dal numero di spettacoli a cui può assistere. E' più facile elencare i servizi necessari a cui non hanno diritto i cittadini di Ceglie.
Diteci possiamo dare ancora qualcosa ai nostri vicini pigliatutto?
Toh, manca solo la cittadinanza onoraria.
Accontentiamoli subito!!!
accompagnata naturalmente da un bellissimo omaggio floreale
L'ospedale di Ceglie non si tocca!!!
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giovedì 2 settembre 2010
Soluzione complicata
Si dà il caso che il dott. Annese sia sposato con Grazia Allegretti Cenci, nata in quel palazzo. In ogni caso la parte in questione, tutt'ora occupata dalla biblioteca, è stata recentemente venduta dalla signora Allegrettti.
utente anonimo |
un attimo non facciamo confusione.Prima di tutto Grazia Allegretti non è Cenci anche perchè i Cenci sono estinti da Ceglie da un bel po' ed erano imparentati con altri Allegretti.A Ceglie ci sono circa tre famiglie Allegretti, forse accomunate dallo stesso ceppo di origine ma attualmente distinte.Il palazzo nella sua integrità è oggi posseduto dalle tre diverse famiglie Allegretti..L avvocato(attualmente deceduto),la moglie di Mario Annese e la parte frontale da altri Allegretti dove si nota ancora oggi sull arco della porta una A ed una C intrecciate (Allegretti-Cenci),l unico imparentato con i Cenci era l avvocato e family anche se oggi quella parte del palazzo non è loro.
Il più confuso di tutti è lei, sig. Carallo!!! Il palazzo è stato edificato a fine Settecento dal ramo Allegretti da cui discende Francesco Allegretti che sposò Francesca Cenci intorno al 1850. Il fratello di lei Vincenzo Cenci lasciò in eredità ai nipoti Allegretti, figli di Frencesca, oltre al resto anche il cognome, visto che non aveva figli. Il nuovo ramo Allegretti-Cenci rifece a fine Ottocento solo la facciata del palazzo che vediamo tutt'oggi con le lettere A e C e gli stemmi incrociati.
Successivamente il palazzo è stato diviso in tre unità abitative per motivi di divisione ereditaria. Quella dell' avvocato Pietro, quella della biblioteca e quella sopra la biblioteca.
L'avvocato Pietro, defunto, e la moglie di Annese sono cugini di primo grado e sono gli unici rami discendenti da Allegretti Cenci. Il fatto che Cenci non compaia non significa che sia estinto.
La terza parte del palazzo, sopra la biblioteca, un tempo collegata con questa e successivamente resa autonoma dalla porticina postuma laterale ai due portali, soltanto per puro caso è abitato dalle signorine Allegretti, che lo acquistarono dopo il 1950 e che non hanno alcuna parentela con gli Allegretti Cenci. Questi sono sempre stati identificati come gli "Allegretti minori" per distinguerli dagli altri. Sono i vecchi proprietari del palazzo in piazza, ex circolo cittadino, Palazzo Lamarina, perchè un loro avo sposò la ricca Signora Lamarina.
Visto quindi che Grazia Allegretti C ha venduto la biblioteca, l'unica vera discendente ad abitare il palazzo è la signora Irma Grazia Allegretti Cenci, sorella dell' avvocato Pietro.
La prova di questa storia familiare è data oltre che da libri di storici locali e dal Calendario d' Oro della Nobiltà Italiana, anche dalle cappelle cimiteriali delle due famiglie, da secoli diverse!
utente anonimo |
vorrei farvi presente che il dott. Annese ha comprato solo la pinacoteca, il palazzo resta agli Allegretti che non hanno niente a che fare con lui come parentela