e si salva la parata militare e l'ultima tranche dei rimborsi elettorali
La festa della Repubblica delle Banane
di Simone Ferrali

Mai avrei pensato di elogiare l'operato di Arnaldo Forlani, ma a seguito del terremoto in Friuli, l'allora ministro della Difesa, decise di annullare la parata militare del 2 giugno 1976. Detto questo, resto dell'idea che gran parte dei problemi italiani siano dovuti alle sue malefatte, unite a quelle di Andreotti e Craxi (il famoso CAF, che ci ha regalato un debito pubblico da spavento). Forlani però riuscì a prendere una decisione che oggi pare non convincere né i tecnici, né i politici, né il presidente della Repubblica (figuriamoci).
Napolitano, in una nota del Quirinale, ha affermato:“Celebreremo sobriamente il 2 giugno ma lo dedicheremo alla memoria delle vittime, al dolore delle famiglie e anche a momenti di scoramento che devono essere superati. Lo celebreremo perché la Repubblica deve dare conferma della sua vitalità, forza democratica,serenità e fermezza con cui affronta le sfide”. Il presidente della Repubblica ha perso l'ennesima occasione per concludere il suo mandato presidenziale, con un minimo di dignità e rispetto per la carica che ricopre. Avrebbe potuto legare il suo nome ad una scelta saggia e coraggiosa. Invece verrà ricordato come il presidente della Repubblica che ha firmato qualsiasi legge dello Psiconano e che ha ricoperto il ruolo di Capo dello Stato durante la crisi più grande di tutti i tempi (ovviamente lui c'entra poco con questa).
Se per Napolitano, celebrare la Repubblica significa non rinunciare ad una parata militare, che quest'anno pare rozza e fuori luogo, forse non ha capito niente. Se per il nostro Capo dello Stato, la conferma della vitalità e della forza democratica di un Paese, si basa su festeggiamenti e marcette, forse non ha ben presente il concetto di democrazia. Anche i regimi totalitari esibivano grandi parate militari nelle ricorrenze speciali, ma non per questo erano regimi democratici.
Ripeto: per celebrare la Repubblica non importano festeggiamenti e marcette. Iniziamo a celebrarla ogni giorno, pretendendo che gli uomini delle Istituzioni svolgano i propri compiti istituzionali con dedizione e serietà, cosa che i nostri politici non fanno: ma questo al nostro presidente della Repubblica pare non interessare, visto che i suoi moniti sono sempre rivolti a qualche Grillo parlante, ai demagoghi (a proposito: battersi contro i costi della politica non è demagogia. Un po' come pretendere che i condannati non entrino in Parlamento) ed agli oppositori del governo Monti. Quasi mai una parola sugli avanzi di galera presenti in Parlamento, sui Sostituti Procuratori che sostengono che “Al Concorso esterno in associazione mafiosa ormai non crede più nessuno”. Fiumi di moniti invece nei confronti dei “Partigiani della Costituzione” e delle parti sociali.
Io sono convinto che i fondatori della Repubblica italiana, i nostri padri costituenti e i nostri partigiani, se sapessero che le celebrazioni del 2 giugno 2012 sono state sospese, per destinare i soldi ai terremotati emiliani, sarebbero i primi a gioirne. Se invece sapessero cosa è diventata la Repubblica italiana, molto probabilmente ci attribuirebbero l'aggettivo di “indegni”.
Penso ai primi presidenti della Repubblica, De Nicola ed Einaudi...poi considero chi c'è adesso al Quirinale e chi potrebbe esserci fra un anno: sale in me una certa preoccupazione e depressione.
Sono convinto che De Nicola ed Einaudi avrebbero sospeso le celebrazioni del 2 giugno, e sarebbero andati a dare coraggio ai terremotati. Perché come ha detto Massimo Gramellini “Si onora di più la Repubblica andando fra i terremotati che fra i carri armati”.




Ore 04,00 della scorsa notte tra sabato e domenica. Il rumore di un treno che, stranamente, si avvicina all'alloggio al quinto piano, di cui sono ospite a Padova, fa vibrare tutte le pareti. Improvvisamente sfonda la porta e attraversa il corridoio. Mi sveglio di soprassalto, ma non c'è nessun treno. La mia stanza continua ad ondeggiare come una barca su un mare mosso. Caspita! mi trovo nel pieno di un terremoto per dieci lunghissimi secondi, con il panico che ne consegue. Ti accorgi che le certezze, i punti fermi non esistono. Pochi attimi ed il percorso della tua vita può cambiare radicalmente, tutto improvvisamente sfugge al tuo controllo. Ogni decisione, in quegli istanti, può essere errata. Attendo ad un angolo la fine della scossa, mi vesto velocemente e scendo giù nella strada, come altri in quel quartiere, in attesa dello sciame sismico successivo in questi eventi. Arriva dopo circa un'ora mentre siamo fuori sotto il freddo di una mattinata molto umida. Nel frattempo ricevo la telefonata di mio figlio dalla residenza universitaria in cui alloggia, che chiede informazioni sulla mia situazione. Io sono al sicuro gli dico lui pure è fuori con gli altri studenti come in tutte le altre residenze di Padova. Un signore accanto a me assicura che Padova non è una zona sismica (infatti se l'é cavata con poche lesioni), ma la vicina Ferrara, purtroppo lo è e ne abbiamo la conferma nelle prime notizie del mattino. Domenica sera per me si prevede soltanto un'altra nottata insonne, per il viaggio di ritorno con treni in panne e lunghi ritardi ma per gli abitanti e amici cegliesi di Ferrara (alcuni conosciuti tramite la blogosfera) e dintorni invece si prevede un'altra notte da incubo. Lascio Padova nel tardo pomeriggio, tra continui sciami sismici per avvicinarmi ad un'altro evento assurdo ed indecifrabile: il luttuoso attentato alla scuola di Brindisi. Un caso che, sicuramente farà discutere a lungo e su cui si può azzardare qualsiasi ipotesi. Alcune possiamo trovarle dal 
