Coltivazione di lupini, pronti alla raccolta, a Ceglie Messapica
Il Lupinus fa parte della sottofamiglia delle Faboidee. Presenta foglie bianche, gialle e rosse, anche se alcune specie Sud-Americane presentano fiori bluastri. Il LUPINO è un pianta leguminosa, come la soia. Cresce in terreni poveri, e per la sua capacità di sintetizzare l’azoto dell’aria, ne arricchisce la terra. E’ pianta rustica e resistente, e sopporta meglio della soia l’assenza di trattamenti con insetticidi e fungicidi.
PRODOTTO DEL PASSATO
Coltivato da 4000 anni, era già presente nell’alimentazione dei Maya, degli Incas, degli Egizi e dei Romani. Ancora oggi in Italia, in Spagna ,in Portogallo, e nel nord Africa la granella del Lupino è consumata come stuzzichino per gli aperitivi, gallette e semola.
PRODOTTO DEL FUTURO
Oggi l’Europa ritrova l’interesse per la coltura di questa pianta, e ne finanzia ricerca e sviluppo nel settore dell’industria alimentare.
Il Lupino bianco e quello blu sono stati selezionati per le loro caratteristiche che lo rendono adatto alla preparazione di alimenti.
Dalle farine di lupino opportunamente selezionate si ottiene la nostra Farina di Lupino, LUPINOR®.
Prodotti usati nella pasticceria, nella preparazioni di biscotti, cibi senza glutine etc, etc.
Al pari degli altri legumi, i lupini vantano un buon potere energetico, ma sono anche una fonte preziosa di potassio, vitamina B1, e ferro.
Inoltre, in fatto di proteine, supera addirittura la soia, i fagioli, i piselli e i ceci.come l'insulinaI ricercatori dell’Unità di Metabolismo/Nutrizione dell’Istituto Scientifico Universitario San Raffaele, in collaborazione con i Dipartimenti di Sport, Nutrizione e Salute e di Scienze Molecolari Agroalimentari dell’Università degli Studi di Milano, hanno scoperto le proprietà e gli impieghi della proteina contenuta nel lupino per la cura del diabete di tipo 2.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Nutrition, Metabolism & Cardiovascular Diseases, dimostra che la conglutina-g, glicoproteina abbondante nel seme di lupino, ha delle importanti proprietà insulino-mimetiche che possono contribuire a migliorare il metabolismo del glucosio.
Le proprietà antidiabetiche del seme di lupino sono note alla medicina tradizionale. Lo studio farmacologico del lupino come ipoglicemizzante iniziò negli anni ’30, prima nell’animale da esperimento e poi nell’uomo. In un recentissimo studio australiano, (Lee et al, Am J Clin Nutr, 2007) è stato valutato l’effetto del consumo di farina di lupino sulla pressione arteriosa di 74 soggetti in sovrappeso, che hanno consumato pane a base di farina di frumento o pane arricchito con farina di lupino. L’assunzione di pane arricchito con farina di lupino, particolarmente ricca in proteine (40-50%), ha determinato una riduzione della pressione arteriosa dimostrandosi un potenziale approccio dietetico nel trattamento delle patologie cardio-vascolari e della sindrome metabolica.
Recenti ricerche hanno inoltre evidenziato la presenza nel seme di lupino di principi attivi che, oltre ad avere un effetto ipoglicemizzante, sono potenzialmente in grado di normalizzare il livello di colesterolo. In particolare la conglutina-g, si è mostrata in grado di causare una significativa riduzione della glicemia plasmatica se somministrata oralmente a ratti iperglicemici. Per questa ragione tale proteina è stata identificata come la molecola responsabile delle proprietà biologiche anti-diabetiche attribuite al seme di lupino.
Lo studio dei ricercatori del San Raffaele in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano ha in primo luogo ipotizzato che gli effetti della conglutina-? sulla concentrazione di glucosio plasmatico siano dovuti ad una azione insulino-mimetica della proteina sui segnali endocellulari che sono responsabili della trasmissione del segnale insulinico dal recettore dell’insulina alle vie metaboliche specifiche. In pratica, sono state utilizzate delle cellule precursori delle fibre muscolari di topo (linea chiamata C2C12) incubate dopo 72 ore di differenziamento con insulina, conglutina-?, o metformina (un farmaco ipoglicemizzante insulino-mimetico già utilizzato nella terapia del diabete di tipo2) e analizzate basalmente e 5, 10, 20 e 30 minuti dopo lo stimolo.
In secondo luogo, poiché l’insulina promuove l’anabolismo del tessuto muscolare, specularmente lo studio ha evidenziato un’attivazione dei processi di sintesi delle proteine che sono alla base del differenziamento e della ipertrofia muscolare ad opera della conglutina-g.
I risultati ottenuti supportano l’ipotesi che la conglutina-g giochi un ruolo importante nella regolazione dei processi di sintesi delle proteine, modulando l’attivazione di enzimi cellulari coinvolti in tali meccanismi all’interno della cellula. Inoltre, la conglutina-g, mimando l’azione insulinica, incrementa la concentrazione di altre proteine che giocano un ruolo fondamentale nella attivazione del trasportatore di glucosio del muscolo (GLUT-4) e nella regolazione del metabolismo energetico muscolare.
Questi risultati chiariscono il meccanismo d’azione della conglutina e rendono questa proteina naturale molto interessante per il potenziale trattamento del diabete tipo di 2 con degli indubbi vantaggi rispetto alla terapia tradizionale. Innanzitutto come tutti gli insulino-mimetici la conglutina-g non stimola la secrezione insulinica evitando crisi ipoglicemiche acute. In secondo luogo, essendo un derivato naturale è potenzialmente scevro da effetti indesiderati. Il presente studio sul meccanismo d'azione rende inoltre la conglutina-g adatta per indagini supplementari come composto insulino-sensibilizzante, aprendo alle sue applicazioni, come farmaco, come integratore alimentare nell’obesità ed anche in altre condizioni insulino-resistenti come la sindrome metabolica.
Afferma il Prof. Luzi, Direttore di Unità di Ricerca presso il San Raffaele di Milano e coordinatore dello studio: “I dati di questa ricerca indicano inoltre che la conglutina-g, come l'insulina, facilita il reclutamento delle cellule muscolari giovani, incentivando la loro fusione in fibre muscolari mature e promuovendo un incremento della loro lunghezza e diametro". Aggiunge la Dr.ssa Terruzzi, Ricercatrice dell’Istituto Scientifico Universitario San Raffaele: ”I risultati di questa ricerca forniscono elementi per ipotizzare che la conglutina-g, come l'insulina, possa influenzare il processo di differenziamento delle cellule muscola