Il bilancio elettrico 2010 è on line da oggi sul sito del Gse (Gestore servizi energetici). Si affianca ad altri documenti resi noti negli ultimi giorni, che complessivamente rendono possibile un’analisi approfondita della produzione e del consumo di energia elettrica in Italia.
Mi limito ad alcune spigolature salienti. Le energie rinnovabili rappresentano ora il 22,8% della produzione italiana (l’idroelettrico fa la parte del leone): gli impianti hanno raggiunto la potenza complessiva di 30,3 GW (+14,2%) e la produzione lorda di 77,0 TWh (+11,1%).
Viene importato il 13,4% dell’elettricità che serve all’Italia.
Ricordate prima del referendum i tritamenti televisivi sulle massicce importazioni nucleari alle quali era attribuito un ruolo salvifico nei confronti delle aziende e del Paese? Ebbene, nel 2010 proveniva dalle centrali nucleari situate oltreconfine solo l’1,2% dell’energia elettrica circolante in Italia. Quante balle impunite ci hanno raccontato!
Sempre nel 2010, l’energia elettrica richiesta dalla rete è stata pari a 330,5 TWh. Ben 20,6 TWh sono evaporati con le perdite di rete e i consumi sono stati pari a 309,9 TWh.
Fra i consumi, la parte del leone – ovvero il 44,7% – è stata utilizzata per attività industriali. Seguono il terziario col 30% e gli usi domestici col 22,5%.
Della voce “terziario” fa parte anche l’illuminazione pubblica, che da sola “mangia” energia elettrica più dell’intero settore agricolo: a me sembra che lo scialo di luce notturna nelle strade sia scandalosamente eccessivo, ma magari ci tornerò su un’altra volta.
Quanto alla produzione, le rinnovabili hanno contribuito con 75,4 TWh, pari a quasi il 23% del fabbisogno italiano. Il termoelettrico ha assicurato circa il 63% del fabbisogno, soprattutto grazie al gas naturale. Il carbone – il più inquinante fra i combustibili fossili – assicura circa il 10% della produzione. Poco, ma pursempre troppo, a mio parere.
Per far quadrare i conti serve appunto un’importazione pari al 13,4% del fabbisogno, ossia 44,2 TWh. Sul sito del Gse si legge che, di essi, 36,1 TWh devono essere accompagnati da un certificato di origine da fonti rinnovabili, e che i rimanenti 6,9 TWh derivano da altre fonti. Compresa la risibilissima fetta nucleare.
Il contributo Cip6 prelevato dalle nostre bollette per incentivare le energie rinnovabili in realtà va solo per il 16% scarso alle rinnovabili vere. Il 40,7 va al gas naturale e il 43,5% ad “altre fonti” fra cui spicca l’incenerimento dei rifiuti.
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