lunedì 30 maggio 2011
giovedì 26 maggio 2011
domenica 22 maggio 2011
sabato 21 maggio 2011
La biodiversità è la nostra ricchezza...
...non svendiamola per poche briciole!!!
La ricchezza del nostro territorio è la biodiversità, i prodotti autoctoni e biologici. Le multinazionali degli alimenti o del divertimento, per loro natura, rincorrono il profitto impoverendo il territorio che le ospita. La quantità industriale di acqua di cui abbisogna un campo da golf, il nostro territorio storicamente carente, non può permettersela. Altrettanto non possiamo accettare le quantità industriali di pesticidi che vengono utilizzati per la manutenzione del percorso, che deve essere asettico e privo di fauna, (non si sa mai nel rincorrere la palla il vip di turno si imbatta in qualche animale indesiderato).
Non impoveriamo il nostro ambiente ingrossando le tasche di pochi, e soprattutto impariamo dagli errori degli altri.
L'impatto della struttura sul Parco è innegabile; di seguito vengono riassunte le principali problematiche:
Riduzione generale della biodiversità. I prati accettano solo pochissime specie di vegetali. Utilizzando particolari sostanze chimiche, vengono eliminate tutte le erbe sgradite: solo un a un ristrettissimo numero di specie viene concesso di permanere. Non risultano, va detto, particolari inquinamenti a danno delle acque del sottosuolo, come da indagini svolte negli anni passati da organi competenti.
Cancellazione del sottobosco. La faccenda grida da tempo vendetta. La gran parte dei boschi del golf è stata completamente ripulita dal sottobosco. L'effetto è intuibile: un deserto ricoperto da piante; anche in questo caso, l'effetto è l'allontanamento di tanta biodiversità. Non sono solo gli ambientalisti a lamentarsi: i tecnici incaricati di redigere il piano di interventi per le aree forestali del Parco hanno più volte denunciato questa vergogna.
La Roggia Pelucca. Il fontanile, che parte proprio nel territorio del golf, è un prezioso manufatto storico. Per anni è stato abbandonato a se stesso dai gestori dell'impianto, che non si sono curati di assicurarne una minima valorizzazione.
Inappropriata gestione del sito. Gli esempi sopra citati inquadrano già il problema. La gestione del golf club non ha mai centrato la propria attenzione su aspetti ambientali, forestali o naturalistici; l'unica preoccupazione è offrire tutte le comodità ai giocatori. Cancellare il sottobosco, ad esempio, permette a lorsignori di non sporcarsi le manine per recuperare palline finite fuori dai prati.
Sottrazione di spazi al pubblico. 90 dei complessivi 730 ettari di Parco sono a disposizione di circa 700 persone. Inutile commentare.
Ostacolo ad una seria riqualificazione del Parco. L'impianto occupa circa un ettaro su sette dell'intero Parco. Oltre a sottrarre spazio al pubblico, tutto ciò impedisce una visione complessiva dell'area e pregiudica interventi di recupero complessivi.
Ingente consumo di acqua. E' appurato che ogni campo da golf, tipo medio, a 18 buche (rammentiamo che l'impianto nel Parco ne ha ben 27), secondo stime dell'Associazione Europea del Golf, consuma in media 2.000 metri cubi di acqua al giorno. Ovvero ogni 24 ore un percorso si "beve" la stessa quantità d'acqua consumata da un paese da 8.000 persone. Senza considerare che vi sono norme legislative che regolano il consumo di acqua a scopo ludico. L'art 28 della Legge nazionale n. 36 del 5.1.1994 recita: Nei periodi di siccita' e comunque nei casi di scarsità di risorse idriche,….deve essere assicurata, dopo il consumo umano, la priorità dell'uso agricolo.
Non gliene va bene una in questo momento al PDL
A Reggio Emilia il PDL ha chiesto la rimozione dai balconi della bandiera pro acqua pubblica.
Non lo avesse mai fatto!!! Immediatamente si sono riempiti tutti i balconi della città di bandiere.
Il pensiero, come l'oceano, non lo puoi recintare.
Il balcone è mio e lo gestisco io è stata la risposta.
La espone anche il Parroco
lunedì 16 maggio 2011
Trasferta riuscita ad Ostuni per "U pacce de case"
Molto apprezzato il "Gruppo Teatrale Amatoriale", diretto da Mimmo Turrisi, che ha rappresentato, per due serate consecutive, una commedia di Mario Crescenzio tradotta in dialetto cegliese.
mercoledì 11 maggio 2011
Il vernacolo cegliese nella piazza ostunese
Sabato 14 e domenica 15 maggio il Gruppo Teatrale Amatoriale M. SS. Assunta si esibirà nell'Auditorium della parrocchia Madonna del Pozzo di Ostuni con la commedia in vernacolo cegliese "U pacce de case".
La commedia di Mario Crescenzio, che nelle quattro repliche al Teatro Comunale e nell'Auditorium di San Lorenzo ha avuto un grande successo, nasce in dialetto ostunese, ma ritorna in patria in cegliese.
Un omaggio particolare sarà riservato al nostro grande Pietro Gatti.
domenica 8 maggio 2011
9 MAGGIO, GIORNATA DELLE VITTIME DEL TERRORISMO.
Tra Peppino Impastato ed Aldo Moro.
Da qualche anno si è voluto dedicare il 9 maggio alle vittime del terrorismo, in ricordo soprattutto della morte di Aldo Moro “ucciso come un cane dalle Brigate Rosse” (per citare una frase che lo scrivente pronuncia nel film “I cento passi”). Un particolare sguardo va soprattutto ai magistrati uccisi, in considerazione del killeraggio sistematico e spietato che attualmente il capo del governo sta mettendo in atto contro chi ha osato denunciare le sue malefatte. Ma altre vittime del terrorismo occorre ricordare, dai morti della stazione di Bologna a quelli di Piazza Fontana, in un mostruoso progetto che, dalla fine degli anni 60 ha attanagliato l’Italia in una morsa mortale, dietro cui agivano in silenzio e con il massimo della copertura e dell’impunità neofascisti, piduisti, mafiosi, servizi segreti, partiti politici e altri violentatori della democrazia italiana. Tutto questo è passato e sembra appartenere a un altro mondo, a parte qualche cerimonia occasionale che ci ricorda molto ritualmente ciò che per altri è meglio rimuovere e dimenticare. Quello che non siamo riusciti a fare, malgrado le nostre proposte, è di associare, nell’occasione del 9 maggio, alle vittime del terrorismo, le vittime di mafia, ovvero le vittime di un terrorismo che ha ricoperto le strade d’Italia di bombe, attentati, omicidi a sangue freddo, incursioni di commandos specializzati nel seminare morte e distruzione. Cioè, ancora una volta, di associare Peppino Impastato ad Aldo Moro, entrambi morti nello stesso giorno ed entrambi vittime, da aspetti diversi, del terrorismo. Difficile trovare spiegazioni: Peppino è stato già individuato, a suo tempo, come terrorista, e riabilitato solo dopo un lungo e paziente lavoro di ricostruzione della sua immagine e del suo lavoro politico condotto dai suoi amici e dalla famiglia. Nulla a che fare tra l’extraparlamentare rivoluzionario e disturbatore della quiete pubblica, negli anni in cui, per vie stellarmente diverse, Aldo Moro cuciva con sapienti manovre la sua strategia di apertura a tutte le forze della sinistra. Peppino riteneva che il riformismo di Moro altro non fosse che un momento del consueto lavoro di ricomposizione e di rafforzamento delle forze dominanti a scapito dei bisogni dei lavoratori, o attraverso tagli e sacrifici che avrebbero rafforzato il potere e chi lo deteneva. Peppino riteneva che il potere democristiano fosse “banditesco e truffaldino”, più o meno com’è oggi il potere berlusconiano. Moro pensava ad altre strategie non certamente di rottura, ma di “buon governo” in cui alle forze progressiste si offriva la possibilità di essere coinvolti nello stesso disegno politico di avanzamento sociale della nazione.
venerdì 6 maggio 2011
La vita è nell'acqua
Ce lo dice anche Caparezza
Il referendum ci attende per sostenere che l'acqua è nata libera
lunedì 2 maggio 2011
Piazza vuota il Primo Maggio
Tutta colpa della beatificazione di Giovanni Paolo II o serpeggia una pericolosa assuefazione a convivere con i problemi irrisolti?
Soltanto la rappresentanza del Circolo SEL salvava la piazza dalla completa desolazione.