Cosa s’aspetta il visitatore quando giunge a varcare il cosidetto “paretone messapico”, ormai ipotetiche mura di una terra davvero speciale? Certamente accoglienza e tanta energia.
Il Salento è stato sempre così, una dimensione storica, ricca di leggende e di riti che si perde tra i suoi alberi d’ulivo. Già, alberi d’ulivo, secolari, patrimonio dell’umanità, cui si reclama il diritto di ammirarli, di difenderli, prima di qualsiasi sciagurata decisione, perché qui per ogni albero che cade non c’è una foresta che cresce.
L’ulivo è paterno e un salentino coglie bene le sue differenze, le sue tonalità; sono quelle sfumature che per intenderci, distinguono le varietà da un altra.
Le varietà autoctone messapiche sono due l’“Ogliarola” e “Cellina di Nardò“; si possono osservare accanto da vicino sullo stesso podere o volendo da una torre di avvistamento come panorama mozzafiato.
La Cellina di Nardò, rustica, resistente alle avversità parassitarie, produce olive piccole e numerose sul vigore dei suoi rami da cui si estrae un olio che direbbero i salentini è “maru” o ”pizzica alli cannaliri”(piccante). L’Ogliarola, invece, più gentile citata da grandi scrittori come Lucrezio e Catone manifesta la sua essenza proprio nella poesia del suo gusto dolce, fine molto morbido, con lieve sensazione di mandorla.
I Salentini hanno provato ad equilibrare aromi e sapori mescolando le due varietà anche sullo stesso terreno per esaltarne al meglio completezza ed tipicità del suo olio.
I Salentini hanno provato ad equilibrare aromi e sapori mescolando le due varietà anche sullo stesso terreno per esaltarne al meglio completezza ed tipicità del suo olio.